domenica 19 marzo 2017

Sole



Sole camminava sprofondando con piedi e gambe nelle dune dense e spietate. Il silenzio assordante che aveva seguito il suo grido d'aiuto le soffocava la mente e offuscava la sua anima stanca. 
Camminava da giorni, mesi, forse anni... nemmeno ricordava più da quanto tempo durava quel suo infernale errare. Era alla ricerca della fine di quell'assolato e insolito deserto. 
L'unico suo punto di riferimento era la luce verde abbagliante di una stella, il cui moto però era imprevedibile. 
"Sole, ascolta, io ci sono" 
Ed ecco che la stella era dietro a quella duna... ferma immobile, tremenda... e poi via. Con un movimento rapido e inafferrabile, simile a quello di certi asteroidi che si schiantano nell'atmosfera dirottati dalla forza gravitazionale terrestre, la luce verde era alle sue spalle. 
E lei disperata e stanca urlava per ritrovare la fine di quel polveroso tormento e per tornare alla sua stanza in riva al mare. 
Si fermò per accogliere quel ricordo. 
Era deliziosa quella sua stanza, piccola, riempita per lo più da tanto sole caldo che oltrepassava le tende della finestra, le quali gonfie come vele, si lasciavano sospingere dal vento. 
Un letto ornato da un baldacchino di tende cerulee, al centro della stanza il suo scrittoio bianco ghiaccio che accoglieva i suoi guizzi di gioia quando al risveglio scorgeva le onde gentili del mare. 
Poi la sedia e l'affollata libreria che correva lungo le pareti. 
Questo era il suo regno, popolato di parole che fermavano i pensieri, parole scritte e lette. 
Immersa nella lettura e nell'intrappolare sul foglio la vita, non aveva bisogno di varcare la soglia della porta che stava alle sue spalle. 
Non aveva desiderio alcuno di conoscere persone e luoghi perché i libri, il vento e il mare le raccontavano le più meravigliose storie e a lei questo bastava. 
Vite che percorrevano lo spazio e il tempo e che le arrivavano nel corpo e nella mente, permettendole di conoscere quell'umanità dalla quale si era distaccata fisicamentecon il cuore, prima ancora che con i sensi.  
Un giorno però al suo risveglio si trovò in quel terribile e immenso deserto, senza avere la benché minima idea di come fosse accaduto. 
Forse l'avevano sedata... e immersa in quella stasi di sonno e inconsapevolezza l'avevano trasportata là... beh... forse...la sua mente non riusciva a risalire all'evento. L'unica cosa che ora importava è che si trovava ad arrancare fra cumuli di sabbia cocente e tagliente, con il rischio, ad ogni passo di sprofondare in quel giallo assoluto. 
Sole si era solo fermata un attimo, per cercare di fermare il suo nido che così tanto le mancava e al quale sapeva di appartenere. 
"Sole, ascolta... io ci sono" Ecco di nuovo la voce tonante e con un guizzo fulmineo la sua stella verde scomparve. 
A quelle parole la ragazza rispose con un reduce spirito di sopravvivenza sondando la volta azzurro accecante, alla ricerca di quella sua guida, unica e sconfortante. 
"Eccoti... dietro a quella piccola duna" e come invasa da un tumulto dell'animo prese a correre in quella direzione... e più correva e più il suo corpo sprofondava nel misterioso e invischiante deserto, tanto da farle sembrare il proprio corpo come un irremovibile macigno, quasi una stele... come di quelle che tempo addietro venivano usate nell'antichità per fissare regole o direzioni. 
Nonostante il vento caldo e soffocante e la sabbia alzata dal vento che le tagliava viso, gambe e piedi, lei correva e si dimenava, nell'assoluta certezza che se fosse arrivata a raggiungere la posizione dell'astro, tutto sarebbe stato più chiaro e risolvibile.  
Quel piccolo sole verde era ancora dietro la duna, poteva intravederlo oltre la cortina di deserto che il vento come impazzito aveva innalzato. 
Sembrava quasi che le stesse parlando con quella sua luce pulsante, ma lei era sempre più bloccata e imprigionata nell'instabile terreno, tanto che la sabbia ormai le cingeva i fianchi. 
Il peso bruciante di quel deserto l'aveva immobilizzata per l'ennesima volta e Sole piangeva in silenzio, digrignando i denti, presa dalla rabbia e dallo sconforto, mentre la speranza di ritornare alla sua piccola stanza si faceva sempre più flebile. 
Cercò di non muoversi ulteriormente e di scavare con le mani un varco. 
Le dita, graffiate da quegli infimi granelli e arse dal calore devastante le facevano male... sentiva quasi che le unghie potessero scollarsi da quei piccoli tronchi rossi di sangue. 
Anche quella volta aveva fallito, e ora si ritrovava stesa sul pavimento smosso del deserto, stanca, esausta piena di sconforto. 
"Sole, ascolta... io ci sono", come un tuono possente l'aria intera si smosse e fece vibrare la sua instabile seduta facendola sprofondare appena un po. 
Ma questa volta era troppo... il sangue le ribolliva nelle vene, il sudore che le imperlava fronte e nuca era quasi diventato ghiaccio in confronto al bollore del suo capo"Dove sei??? Ma se tutte le volte scappi e mi costringi a camminare come una stronza in questo deserto schifosooooo" 
Urlò con tutta la frustrazione e la rabbia del suo spirito e del suo fisico lacerati. 
La rabbia l'aveva resa cieca ancor più della sabbia che fino a poc'anzi le aveva graffiato il volto e impastato i capelli. 
Seduta, abbandonata ad un pianto rabbioso osservava i suoi piedi magri e pieni di crepe. 
Ancora quel silenzio, vuoto, ingombrante. Solo dopo molti minuti che le sembrarono anni riuscì a volgere ancora lo sguardo verso la volta assolata. 
La scandagliò per intero... ma la stella non si vedeva. Non si palesava nulla, se non l'azzurro accecante. E allora si sentì ancora più frustrata e tutta la rabbia che aveva rivolto alla sua guida cominciò a riversarsi su lei medesima. 
Incominciò ad urlare, a piangere, a calciare quel deserto impietoso che la teneva prigioniera e all'improvviso urtò un oggetto freddo che ricadde a pochi centimetri da lei e ferendole il piede e obbligandola a ricadere a terra sanguinante. 

Ora il dolore non era più solo dentro di lei. 
Sorpresa dallo scintillio che squarciava l'uniformità di quel posto desolante , si rialzò e mosso qualche passo lo raggiunse. 
Fra i granelli giallognoli scorse una superficie rotonda, metallica, riflettente. 
Raccolse l'insolito oggetto e girandolo scoprì che si trattava di uno specchio, simile a quello con il quale possedeva da piccola, quando nella solitudine accompagnata dal dolce rumore del mare giocava a riflettere la luce sulle pareti della sua stanzetta. 
Con l'orlo del suo sbrindellato e nero vestito lo ripulì e portandolo a due mani all'altezza del viso vide una cosa che la lasciò sgomenta. 
Vide un volto smunto, accartocciato come le foglie d'autunno...  non si riconobbe subito. 
Il suo viso florido e gioioso un tempo ora era rosso di sangue rappreso, con lunghi solchi dovuti all'esposizione della luce e dalla sua lunga e sofferta fatica. 
"A cosa diavolo può servirmi uno specchio in un deserto? Quale il senso? Ridammi la mia stellaaaa..." 
Portò una mano alla guancia destra per sincerarsi di essere veramente lei. 
Stupita e incredula le sovvenne alla mente il ricordo della fiaba di Biancaneve. Per la precisione la regina cattiva, che corrosa dall'invidia e consumata dalla non accettazione di quel tempo inclemente, interrogava lo specchio per sincerarsi che quei demoni non fossero altro che illusioni. 
Tenendosi salda a quel vetro tondo che rifletteva quello che più lei temeva, Sole prese coraggio, e con un filo di voce disse:" Dov'è la mia stella... la mia guida? Come faccio a tornare a casa?" 
Dalla cornice si sprigionò una luce verde e quello scintillio la obbligò a voltare il capo. 
"Sole guarda... sono qui" Ma questa volta la voce non era quella altisonante alla quale era abituata, era un suono vicino, accogliente. 
Ritrovando coraggio guardò nello specchio e scoprì che la luce verde non le dava poi così tanto fastidio e li accadde una cosa incredibile... cominciò a riconoscersi. Un tremore, la sabbia che crollava ai lati dei suoi piedi. Si sentì levitare, innalzare verso la volta celeste che ora le sembrava quasi acquosa, fresca, amichevole com'era l'acqua del suo mare. 
E si trovò di fronte alla sua finestra. Guardava la sua stanza dall'esterno e vedeva se stessa, china sullo scrittoio, in pace come da tempo non le capitava di essere. E sullo sfondo la porta che da sempre l'aveva tenuta lontano dalla realtà. 
"Sole ascoltami... voltati... " urlava a quella figura. Sapeva che quella porta era la sua speranza. La speranza di ricontrarsi e di tornare al suo nido. 
La giovane figura si voltò verso il varco che la custodiva dal mondo e sentì come se il mare stesso, il vento, il suono delle sue canzoni la spingessero a varcare la soglia. Allungò la mano verso la maniglia che indurita dal tempo fece fatica ad abbassarsi. La porta si aprì ed ecco... il vociare dei bambini, le donne che indaffarate facevano spesa nel mercato poco più avanti, gli uomini che induriti dalla fatica del lavoro scaricavano le merciE profumi, suoni, colori. La giovane si voltò solo per un attimo, e varcando la soglia scomparve. 
Sole intravide solo di sfuggita quel nuovo mondo e improvvisamente si sentì risucchiata da una luce verde cangiante, materna , che le dava sicurezza e amore. 
Chiuse gli occhi per non perdere nemmeno un attimo di quella infinita beatitudine e con un leggero balzo sentì il proprio corpo poggiarsi su una superficie morbida e comoda. 
Riaprì gli occhi... ed ecco le cortine blu cobalto del suo baldacchino e il suo scrittoio, disordinato e vissuto, proprio come lei ricordava. La luce calda del tramonto che illuminava di un caldo e sospeso rosso le pareti e la popolosa libreria. Il mare colpito dal riflesso dall'astro morente che infrangeva le sue onde nella costa alta vicina. 
E quella porta... socchiusa dalla quale penetravano i suoni del mondo e della vita e che risvegliavano in lei la pace e la gratitudine. 
Chiuse la finestra, indossò le scarpe corallo che aveva lasciato vicino al letto, si voltò per osservare ancora una volta quel suo nido, nella certezza che sempre le sarebbe appartenuto. 
La porta era ancora socchiusa. Con una leggera spinta l'uscio si spalancò e senza paura Sole si lasciò trasportare dal mondo.