A volte il mio cervello fa in modo che il pensiero scorra così tanto velocemente da rendere le cose difficili da circoscrivere ed analizzare.
Un'immagine, un ricordo, una sensazione, un sentimento...
tutto si mescola e rende la realtà un non luogo, indefinito nel tempo e nello
spazio.
E' difficile per me starci dietro... come posso pretendere
che gli altri possano stare al mio fianco?
E' come se percorrendo un sentiero di montagna si cominciasse ad avvertire il rumore di ogni singolo scricchiolio provocato dai milioni di rami mossi dal vento... ogni singolo sfarfallio degli insetti... ogni singolo respiro degli esseri viventi che vi abitano... ogni minima dilatazione delle pietre che si scaldano al sole... e tutto questo non ti rende presente... sei immerso in un minestrone di sensazioni... alla fine ti perdi e non puoi far altro che rifugiarti nel denso silenzio del tuo vuoto.
Il vuoto è dolore e incomprensione... ma a volte è l'unico
rifugio che conosci.
Li nessuno può vederti, perché in pochi sanno quello che si
prova e diventi inattaccabile.
Sei prigioniero e custode di te stesso, il vuoto è un falso salvatore della tua anima. Ti
prende facendoti credere di essere protetto, ma alla fine isolandoti da tutto
ti trasforma nel carnefice di te stesso.
Perdi di vista gli altri... il momento presente, la speranza
futura... cominci a confonderti con quel nero profondo che ti ha illuso di
essere protetta nella tua diversità e che inesorabilmente ti ha isolato e messa al muro.
Ma poi accade qualcosa di magico... il vuoto sembra svanito e
quando riprendi contatto con chi sei veramente, ti accorgi che lui non è
più parte di te, ma fuori rimangono i resti delle tue relazioni che quell'oscurità protettrice ha trasformato in carogne dalle quali cerchi nutrimento... e ti rendi conto di aver fallito con tutti
per l'ennesima volta... quindi ritorni nel tuo guscio di dolore... perché pensi
di non meritare altro che quello.
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